Lettere all’Immortale Amata: il mistero mai svelato di Beethoven.
Ancora oggi è un mistero per chi sono state scritte queste tre lettere di Beethoven all’Immortale Amata.
Una donna di cui fu probabilmente perdutamente innamorato, tanto da scriverne tre in due giorni: due il 6 luglio, una la mattina ed una la sera e un’altra la mattina seguente il 7 luglio del 1812, durante il soggiorno termale a Teplitz in Boemia.
Furono ritrovate in una credenza accanto ad un piccolo ritratto di donna (tra i documenti del Testamento di Heiligenstadt) il quale però non ritraeva le fattezze delle due donne di cui si crede sia stato innamorato: Joséphine von Brunsvik e Antonia Brentano.
Ancora oggi gli studiosi rimangono affascinati da questo mistero, da quelle parole così intense del compositore per questa misteriosa donna. Un amore, quello che traspare dalle parole scritte da Beethoven, molto profondo, quasi viscerale e dipendente. Una dichiarazione d’amore tra le più belle mai scritte.
Riportiamo i testi tradotti:
6 luglio, di mattina
Mio angelo, mio tutto, mio io — Solo poche parole per oggi, e per giunta a matita (la tua) — Il mio alloggio non sarà definito prima di domani — che inutile perdita di tempo — Perché questa pena profonda, quando parla la necessità — può forse durare il nostro amore se non a patto di sacrifici, a patto di non esigere nulla l’uno dall’altra; puoi forse cambiare il fatto che tu non sei interamente mia, io non sono interamente tuo: Oh Dio, volgi lo sguardo alle bellezze della natura e rasserena il tuo cuore con ciò che deve essere — l’Amore esige tutto, e a buon diritto — così è per me con te, e per te con me. Ma tu dimentichi tanto facilmente che io devo vivere per me e per te; se fossimo davvero uniti, ne sentiresti il dolore tanto poco quanto lo sento io — Il mio viaggio è stato terribile; sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro. Poiché scarseggiavano i cavalli, la diligenza ha scelto un’altra strada, ma quant’era orribile! Alla penultima stazione di posta mi sconsigliarono di viaggiare la notte; volevano mettermi paura parlandomi di una foresta, ma ciò mi incitò maggiormente — ed ho avuto torto. La carrozza non poteva che rompersi per quel sentiero orrendo, fangoso e senza fondo. Se non avessi avuto con me quei postiglioni sarei rimasto in mezzo alla strada. Esterhby, viaggiando per la solita via, con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che è toccata a me con quattro — Eppure ho provato un certo piacere, come sempre quando riesco a superare felicemente qualche difficoltà — Ora passo in fretta dai fatti esterni a quelli più intimi. Ci vedremo sicuramente presto; neppur oggi riesco a far parte con te delle mie considerazioni di questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre vicini l’uno all’altro, non avrei certo simili pensieri. Il mio cuore trabocca di tante cose che vorrei dirti — ah — vi sono momenti in cui sento che le parole non servono a nulla — Sii serena — rimani il mio fedele, il mio unico tesoro, il mio tutto, così come io lo sono per te. Gli dei ci mandino il resto, ciò che per noi dev’essere e sarà.
Il tuo fedele Ludwig.
Lunedì 6 luglio, di sera.
Tu stai soffrendo, creatura adorata — soltanto ora ho appreso che le lettere devono essere impostate di buon mattino il lunedì-giovedì — i soli giorni in cui parte da qui la diligenza per K. — stai soffrendo — Ah, dovunque tu sia, tu sei con me — Sistemerò le cose tra noi in modo che io possa vivere con te. Che vita!!! Così!!! Senza di te — perseguitato da ogni parte dalla bontà della gente — che io non desidero né tanto meno merito — umiltà dell’uomo verso l’uomo — mi fa soffrire — e quando considero me stesso in rapporto all’universo, ciò che io sono e che Egli è — colui che chiamiamo il più grande degli uomini — eppure — qui si rivela la natura divina dell’uomo —piango se penso che probabilmente non potrai ricevere notizie da me prima di sabato — Per quanto tu mi possa amare — io ti amo di più. — Ma non avere mai segreti per me — buona notte — Dato che sto facendo la cura dei bagni devo andare a letto — Oh Dio — così vicini! così lontani! Non è forse il nostro amore una creatura celeste, e, per giunta, più incrollabile della volta del cielo?
Buon giorno, il 7 luglio.
Pur ancora a letto, i miei pensieri volano a te, mia Immortale Amata, ora lieti, ora tristi, aspettando di sapere se il destino esaudirà i nostri voti — posso vivere soltanto e unicamente con te, oppure non vivere più — Sì, sono deciso ad andare errando lontano da te finché non potrò far volare la mia anima avvinta alla tua nel regno dello spirito — Sì, purtroppo dev’essere così — Sarai più tranquilla, poiché sai bene quanto ti sia fedele. Nessun’altra potrà mai possedere il mio cuore — mai — mai — oh Dio, perché si dev’essere lontani da chi si ama tanto. E la mia vita a Vienna è ora così infelice — Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini — alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare — ma può forse esser così nelle nostre condizioni? Angelo mio, mi hanno appena detto che la posta parte tutti i giorni — debbo quindi terminare in fretta cosicché tu possa ricevere subito la lettera. — Sii calma, solo considerando con calma la nostra esistenza riusciremo a raggiungere la nostra meta, vivere insieme — Sii calma — amami — oggi — ieri — che desiderio struggente di te — te — te — vita mia — mio tutto — addio. — Oh continua ad amarmi — non giudicare mai male il cuore fedelissimo del tuo amato.
Sempre tuo
Sempre mia
Sempre nostri — L.
Queste tre lettere non sono mai state spedite alla destinataria da Beethoven. Non scrive mai un nome e non ci sono riferimenti che facciano intuire a chi potessero essere indirizzate. Che sia stata la sua donna ideale? Potrebbe essere stata la sua Musa ispiratrice? O semplicemente una donna ideale che ha voluto nominare “Immortale Amata”?
Parole intime quelle di Beethoven, con le quali definisce il loro amore “una creatura celeste”, quindi qualcosa di divino, di altissimo, di inarrivabile. Continueremo a non saperlo, non scopriremo mai se effettivamente questa “Immortale Amata” esisteva davvero o fosse solo nella mente del compositore.
Possiamo comunque ricondurre la stesura di queste lettere al periodo in cui si accentuò la sua sordità per via dell’atrofia del nervo acustico e, di conseguenza, alla consapevolezza della sventura che lo portò ad avere continue crisi di sconforto di cui si hanno testimonianza proprio nel Testamento di Heiligenstadt. Erano crisi dalle quali Beethoven ne uscì grazie al suo naturale ottimismo, via via sublimato in amore ideale per l’intera umanità. In questa stessa sfera rientrano i suoi già difficili contatti sociali che peggiorarono col tempo ed è per lo stesso motivo che anche i rapporti con le donne vennero compromessi. Proprio per queste circostanze possiamo affermare che Beethoven viveva il dramma del distacco fra l’artista e la società. Insomma, non riuscì mai a concretizzare un rapporto famigliare che avrebbe voluto, nel quale credeva fermamente e che cantò, fra l’altro, nel suo Fidelio.
Magari, tra qualche secolo, scopriremo che era solo un modo per sentirsi in compagnia durante la sua sordità, la sua vita solitaria, movimentata sentimentalmente ma mai concretizzatasi, ma sempre con la sua vera “Immortale” compagna di vita: la Musica.
Salvatore Margarone